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La denuncia: ho contratto l’epatite dopo un’operazione

Il caso all’Aurelia Hospital, vittima un paziente di Nettuno infettato in corsia.

LA STORIA. Un paziente di Nettuno scopre di aver contratto l’epatite C dopo un’operazione chirurgica in clinica per un carcinoma.

VIENE operato per un carcinoma e dopo qualche mese scopre di aver contratto l’epatite C. A vivere questo incubo eÌ€ un cittadino di Nettuno C.F., che nell’autunno del 2010, dopo aver saputo di avere un carcinoma al rene, si era recato presso l’Aurelia Hospital di Roma per farsi asportare il tumore.

L’uomo prima di sottoporsi all’intervento aveva ovviamente effettuato tutta una serie di analisi preoperatorie dalla quali peroÌ€ non era emerso alcun tipo di malattia infettiva, tanto meno l’epatite C; passato qualche mese dal giorno dall’operazione, il paziente ha avuto l’amara scoperta, arrivata poi in momento giaÌ€ difficile, dato dai postumi di quel pesante intervento chirurgico. Oggi C.F., che ha inevitabilmente chiesto l’aiuto di un legale, l’avvocato Renato Mattarelli, eÌ€ quasi certo di aver contratto l’infezione all’Aurelia Hospital ed a riprova di questo c’eÌ€ un altro aspetto: l’ospedale alla richiesta da parte del paziente di poter avere copia della sua cartella clinica ha risposto, per ora solo via tele- fono, di averla smarrita; fatto che se venisse confermato, andrebbe ad aggravare ulteriormente questo triste caso di malasanità . «Appare assai strano – si legge in una nota dell’avvocato Martinelli – che la cartella clinica sia stata “˜smarrita’! Vi eÌ€ il semplice sospetto che qualcuno non ha voglia far sapere che quando il paziente era entrato in ospedale non aveva l’epatite C mentre appena uscito era positivo al test Hcv.

A corroborare il sospetto ““ continua – si rammenta che proprio nel periodo del ricovero l’Aurelia Hospital eÌ€ stato sottoposto ad indagine per le centinaia infezioni nosocomiali con quasi 30 decessi. La scomparsa della cartella clinica incide peraltro sulle cure che il paziente deve ricevere per debellare definitivamente il cancro: se non si sa cosa e stato fatto in sala operatoria eÌ€ difficile per i medici che oggi hanno in cura il paziente continuare una corretta terapia medica compatibile con quella chirurgica. «Alla diffida – conclude l’avvocato – seguiraÌ€ la causa per il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali».

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