Trasfusione di sangue infetto, gli eredi di un carabiniere risarciti dopo la sua morte per 620mila euro
Una trasfusione negli anni ’70, quattro cause e un risarcimento che arriva solo dopo la morte di un carabiniere in pensione di Latina. Ennesima vicenda di sangue infetto conclusa con la transazione da parte del Ministero della salute e con gli eredi dell’uomo che avranno 620.000 euro.
A seguire le vicende della vittima l’avvocato Renato Mattarelli, specializzato in danni da sangue e malpractice sanitarie. La prima battaglia legale era iniziata nel 2008 quando il carabiniere in pensione di Latina ha chiesto al tribunale di Latina il riconoscimento dell’indennizzo previsto dalla legge numero 210 del 1992 in favore dei soggetti danneggiati da trasfusioni di sangue infetto.
L’uomo era stato trasfuso negli anni “˜70 presso l’ospedale di Pieve di Cadore. L’indennizzo venne inizialmente negato, ma la corte d’appello di Roma nel 2013 lo ha riconosciuto.
La seconda e più complessa battaglia legale è iniziata nelle 2012, quando l’uomo ha chiesto al tribunale di Roma di condannare il ministero della salute per tutti i danni patiti a seguito delle gravi infezioni di epatite da emotrasfusioni. A integrazione dell’indennizzo – che è una specie di pensione – l’uomo ha chiesto ed ottenuto, purtroppo dopo la sua morte avvenuta nel 2016, un ulteriore risarcimento integrale di tutti i danni e quindi non soltanto quello creato dalla cirrosi epatica ma anche il danno da vita rovinata, dalla sindrome depressiva reattiva alla consapevolezza del contagio. Circa 400.000 euro che però il carabiniere non ha mai visto, dato che è morto qualche mese prima della sentenza.
La terza – avanzata questa volta dagli eredi – è terminata con il pagamento di un emolumento di circa 78mila euro dovuto dalla speciale legge 210/1992 in favore degli eredi di chi a seguito di emotrasfusioni è deceduto.
La quarta battaglia, iniziata nel 2018 sempre dagli eredi, ha visto contestare al Ministero della salute da parte dell’avvocato Mattarelli, non più e non soltanto i danni che il loro congiunto aveva patito in vita ma, anche il danno morale patito personalmente per l’uccisione e l’omicidio colposo del loro congiunto. Questa volta niente giudizio, il Tribunale ha chiesto una transazione che si è conclusa con la proposta del Ministero di 620.000 euro. «La giustizia è davvero arrivata per ben quattro volte di seguito dovendo però, questa volta, fare i conti con la morte di una persona che non godrà mai di queste ingenti somme. Quello del sangue infetto – ha commentato l’avvocato Mattarelli – resterà ancora per molti anni una delle principali piaghe sanitarie che hanno fatto vergognare lo Stato italiano per le sue gravi omissioni nei controlli del sangue per uso terapeutico, in particolare nel periodo che va dalla metà degli anni “˜60 a metà degli anni “˜90».
COVID 19
A proposito di mancanza di controlli e di ritardi nell’attuazione della prevenzione sanitaria, l’avvocato Mattarelli sta verificando «le similitudini fra lo scandalo del sangue infetto con quello del potenziale scandalo del Covid-19 giungendo ad uno studio di fattibilità di azioni giudiziarie, anche se apparentemente distanti infatti i casi di sangue infetto e quelli da Covid-19 hanno invece delle grandi similitudini riassumibili sinteticamente nella mancata attuazione del piano sanitario sulla prevenzione e gestione delle pandemie del Ministero della Salute». Non si sa ancora se saranno intentate o meno delle cause, ma il legale fa notare come – tra l’altro – ci siano stati «ritardi nella dichiarazione dell’emergenza del 31 gennaio e omessa informazione alla popolazione dei rischi di immediato contagio, l’imprudente disposizione del Ministero della Salute di far di ometter le autopsie sui deceduti da Covid-19 e la negligente decisione di sottoporre a test solo i sintomatici per poi scoprire che l’80% dei contagi proveniva proprio dagli asintomatici non testati, la mancata e prolungata assenza di dispositivi di protezione del personale sanitario».