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Trasfusione infetta, paziente risarcito dopo 46 anni

Latina – Un paziente dell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina è stato risarcito con circa 200mila euro dal Ministero della Salute, condannato per non aver controllato le donazioni e le trasfusioni. I fatti risalgono al 1968, quando il paziente, allora di 31 anni, ricevette la trasfusione infetta con i virus dell’Epatite B e C. Il risarcimento economico è comunque una magra consolazione, visto che l’uomo, adesso di 77 anni, ha trascorso 46 anni della sua vita fra sofferenze e disagi personali. Al di là della vicenda personale, si tratta di una sentenza giudiziaria storica, in quanto apre le porte a nuovi scenari a favore dei danneggiati da emotrasfusioni negli anni 60. Infatti sono a cavallo tra gli anni 70 e 90 vennero scoperti i test per rilevare l’epatite B, quello dell’HIV e quello per l’epatite C e pertanto, in base a questo ragionamento, il S.M. Goretti e per esso in via gerarchica il Ministero della Sanità, non sarebbero responsabili per non aver rilevato nel 1968 il virus dell’epatite B e C al paziente.

In questo caso è stata accolta la tesi difensiva dell’avvocato Renato Mattarelli secondo cui i medici dell’ospedale avrebbero comunque potuto ridurre il contagio evitando donazioni dalle persone a rischio (tossici, prostitute, soggetti a promiscuità sessuale, soggetti epatici, ecc.).

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