Sangue infetto, ora il ministero deve risarcirli
Chiedono di avere giustizia prima di un probabile esito letale dell’epatite contratta a causa di alcune trasfusioni di sangue infetto effettuate presso l’ospedale civile Santa Maria Goretti di Latina.
Si tratta di tre persone, due uomini ed una donna, che attraverso il loro legale, l’avvocato Renato Mattarelli, due giorni fa hanno notificato altrettanti atti di citazione al Ministero della salute invitandolo a comparire nell’udienza fissata per il 30 giugno prossimo davanti al Tribunale civile di Roma.
Al dicastero le vittime hanno avanzato una formale richiesta di risarcimento «di tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali, diretti e riflessi inclusa la perdita di reddito causata dalla sopravvenuta incapacità lavorativa oltre al danno biologico, morale ed esistenziale provocati dall’aver contratto la malattia».
Le tre persone sono state ricoverate presso il Santa Maria Goretti in periodi diversi: si tratta infatti degli anni 1973, 1974, 1979 e 1984 ma il denominatore comune è che il sangue utilizzato per le trasfusioni era infetto e ha trasmesso a tutti l’epatite di tipo C con danni irreversibili sulla funzionalità del fegato e naturalmente sulla qualità della vita loro e dei familiari.
Il danno consiste in realtà in un insieme di fattori che sono sia biologici e psichici che patrimoniali, esistenziali e morali. Le vittime dello scandalo del sangue infetto a oggi non hanno mai ottenuto, nonostante le reiterate richieste, alcun risarcimento dei danni subiti così hanno intrapreso una strada diversa, quella della citazione in giudizio del Ministero della salute. Secondo il loro legale, «in forza del rapporto che legava le Aziende sanitarie locali al Ministero della sanità , quest’ultimo risponde dei fatti colposi o dolosi.
Fonte: Il Corriere Pontino e retelombardasalute.com