La donna protagonista di un’odissea di due mesi e mezzo, fatta di tre interventi chirurgici e quattordici trasfusioni. – Il Corriere di Latina
Ricoveri, visite, terapie, ben tre interventi chirurgici e quattordici trasfusioni di sangue. Un’odissea, lunga ben due mesi e mezzo, quella vissuta da una 64 enne di Cisterna. Poi il dramma. La setticemia e il decesso. I familiari di A.A., casalinga, non riescono ancora a spiegarsi come una diverticolosi al colon sia potuta finire con la morte della pontina. E vogliono un risarcimento del danno subito. Un indennizzo chiesto all’Asl Roma H.
I FATTI. La casalinga di Cisterna aveva da tempo dolori all’addome. Dopo essersi vista diagnosticare una diverticolosi al colon, la 64 enne era stata invitata dal suo medico di famiglia a recarsi in ospedale. La donna aveva così bussato alla porta del nosocomio di Velletri. Era il 6 novembre scorso quando si ricoverò per la prima volta.
Dodici giorni in ospedale e poi a casa, “con una semplice prescrizione farmaceutica”, ha sottolineato l’avvocato Renato Mattarelli, che ha avviato l’azione civile verso l’Azienda sanitaria dei Castelli Romani. Poi un secondo ricovero, un giorno in osservazione e nuove dimissioni. A dicembre il quadro cambia. Alla 64 enne viene riscontrata una peritonite acuta. La donna viene sottoposta a un primo intervento chirurgico, per la resezione del retto. Ne seguiranno altri due. Vittima di setticemia, A.A. muore il 18 gennaio scorso.
I DUBBI. Il marito e la figlia della casalinga hanno subito sospettato che siano stati commessi degli errori, che sia stato perso del tempo prezioso e sia così accaduto l’irreparabile. I familiari della 64 enne si sono così rivolti all’avvocato Mattarelli. “Abbiamo esaminato la documentazione clinica ““ ci ha dichiarato il legale ““ e secondo noi diverse sono le cose che non vanno. Abbiamo chiesto un risarcimento del danno e vedremo cosa risponderà l’Asl Roma H. Se non troveremo l’accordo passeremo a una citazione civile”.
Entra in ospedale per diverticolite, muore dopo due mesi. E’ l’odissea di una donna di Cisterna. – Radioluna
CISTERNA – E’ stata ricoverata lo scorso 6 novembre all’ospedale di Velletri per i diverticoli, è morta il 18 gennaio dopo tre interventi chirurgici e diverse trasfusioni. E’ l’odissea durata due mesi e mezzo di una donna di Cisterna di 64 anni e per cui i familiari, attraverso l’avvocato Renato Mattarelli, hanno chiesto il risarcimento del danno. “Il marito e la figlia ““ spiega il legale ““ Non capiscono le modalità per cui la loro congiunta è entrata in ospedale in assenza di una situazione clinica preoccupante, e poi sia stata ricoverata d’urgenza ed operata per 3 volte fino alla morte”. La donna venne prima dimessa e poi di nuovo mandata a casa dal pronto soccorso in codice verde.
Ricoverata per diverticolite. Donna di Cisterna muore dopo tre operazioni. – Studio93
“I familiari della vittima – spiega l’avvocato Renato Mattarelli – non si spiegano come mai la loro congiunta si fosse recata in ospedale senza che la situazione fosse critica”.
Dopo due mesi di calvario per una diverticolite muore per setticemia. I familiari di una donna di Cisterna, di 64 anni, hanno chiesto il risarcimento dei danni alla Asl Roma H e citato in giudizio l’ospedale di Velletri. La donna venne ricoverata una prima volta il 6 novembre scorso, per alcuni dolori al colon. Dopo 12 giorni venne dimessa, ma i dolori non cessarono e i primi di dicembre la donna venne operata. Il decesso è avvenuto il 18 gennaio scorso dopo tre interventi chirurgici e 14 trasfusioni. “I familiari della vittima – dice l’avvocato Renato Mattarelli – non si spiegano come mai la loro congiunta si fosse recata in ospedale senza che la situazione fosse critica e poi nell’arco di due mesi, prima del decesso, sottoposta a tre interventi”.
Entra per una diverticolite e muore per setticemia. – Castellinews
E’ morta di settecemia il 18 gennaio scorso presso il P.O. P. Palombo di Velletri. Da qualche tempo soffriva di una diverticolosi al colon. Fra il novembre e dicembre 2013, la donna di 64 anni di Cisterna di Latina si era recata più volte presso l’Ospedale di Velletri per dolori all’addome.
A novembre 2013, dopo un primo ricovero di 12 giorni era stata mandata a casa con una semplice prescrizione farmaceutica. Tornata al pronto soccorso del P. Palombo con codice verde a fine novembre per dolori insopportabili all’addome la donna, dopo un giorno in osservazione, era stata rimandata a casa con codice verde.
Tornata nuovamente in ospedale, agli inizi di dicembre, i medici si accorgono finalmente che qualcosa non va la donna è in peritonite acuta viene ricoverata d’urgenza e sottoposta prima ad un intervento chirurgico per la resezione del retto e poi ad una altro per la resezione parziale dell’intestino.
Quello che poi sia accaduto lo stabiliranno i giudici visto che la famiglia ha deciso di citare in giudizio l’ospedale di Velletri, ma una cosa è certa durante l’intervento la donna è stata sopraffatta da una sepsi severa (setticemia).
Nella richiesta dei danni dell’avvocato Renato Mattarelli all’ASL di Roma G che ha alle dipendenze il P.O. P. Palombo la setticemia può dipendere dall’omessa diagnosi tempestiva dell’infezione in corso sin dai primi di novembre 2013 oppure anche dal primo degli interventi di resezione del retto a cui è seguito quello dell’intestino nel dicembre 2013 ed infine un terzo intervento di revisione nei primi giorni del gennaio 2014.
Nella richiesta di danni l’avvocato Mattarelli evidenzia ulteriori profili di colpa che possono aver contribuito a far degenerare il quadro clinico della donna poi morta il 18 gennaio come la mancanza di un valido consenso informato agli interventi: in un caso telegrafico, in un altro dato in bianco e in un ultimo caso mancante del tutto;
la inutilità e inopportunità delle 14 trasfusioni di sangue; la mancanza di assistenza post-chirurgica; la mancanza di monitoraggio e di cure durante il lungo periodo delle festività di natale e capodanno; la certificazione di morte per bradicardia.
Dal giorno della morte della donna di Cisterna, il marito e la giovane figlia, sono sgomenti e non si danno pace. Non riescono a spiegarsi come è possibile che la loro congiunta sia entrata in ospedale in assenza di una situazione clinica preoccupante (tant’è che venne prima dimessa e poi di nuovo mandata a casa dal pronto soccorso in codice verde) e poi sia stata ricovera d’urgenza ed operata per 3 volte fino alla morte.
Dolori all’addome, donna di Cisterna muore a Velletri: la denuncia. – Latina 24 ore
E’ morta di settecemia il 18 gennaio scorso al pronto soccorso di Velletri dove si era presentata per alcuni forti dolori all’addome. La donna di 64 anni di Cisterna di Latina da qualche tempo soffriva di una diverticolosi al colon. Fra il novembre e dicembre 2013, si era recata più volte presso l’Ospedale di Velletri per dolori all’addome.
“Nel novembre 2013 ““ piega l’avvocato Renato Mattarelli ““ dopo un primo ricovero di 12 giorni era stata mandata a casa con una semplice prescrizione farmaceutica. Tornata al pronto soccorso del P. Palombo con codice verde per dolori insopportabili all’addome, dopo un giorno in osservazione, la donna era stata rimandata a casa con codice verde. Tornata nuovamente in ospedale, agli inizi di dicembre, i medici si accorgono finalmente che qualcosa non va: la donna è in peritonite acuta viene ricoverata d’urgenza e sottoposta prima ad un intervento chirurgico per la resezione del retto e poi ad una altro per la resezione parziale dell’intestino”.
Quello che poi sia accaduto lo stabiliranno i giudici visto che la famiglia ha deciso di citare in giudizio l’ospedale di Velletri, ma una cosa è certa durante l’intervento la donna è stata sopraffatta da una sepsi severa (setticemia). Nella richiesta dei danni dell’avvocato Renato Mattarelli, nominato dalla famiglia, la setticemia può dipendere dall’omessa diagnosi tempestiva dell’infezione in corso sin dai primi di novembre 2013 oppure anche dal primo degli interventi di resezione del retto a cui è seguito quello dell’intestino nel dicembre 2013 ed infine un terzo intervento di revisione nei primi giorni del gennaio 2014.
Nella richiesta di danni l’avvocato Mattarelli evidenzia ulteriori profili di colpa che possono aver contribuito a far degenerare il quadro clinico della donna poi morta il 18 gennaio come la mancanza di un valido consenso informato agli interventi: in un caso telegrafico, in un altro dato in bianco e in un ultimo caso mancante del tutto; la inutilità e inopportunità delle 14 trasfusioni di sangue; la mancanza di assistenza post-chirurgica; la mancanza di monitoraggio e di cure durante il lungo periodo delle festività di natale e capodanno (2013-2014); la certificazione di morte per bradicardia e non per setticemia.
Dal giorno della morte della donna di Cisterna, il marito e la giovane figlia, sono sgomenti e non si danno pace. Non riescono a spiegarsi come è possibile che la loro congiunta sia entrata in ospedale in assenza di una situazione clinica preoccupante (tant’è che venne prima dimessa e poi di nuovo mandata a casa dal pronto soccorso in codice verde) e poi sia stata ricovera d’urgenza ed operata per 3 volte fino alla morte.