Pieve di Cadore, 18 ottobre 2017.
C’è voluto mezzo secolo per ottenere il risarcimento, ma nel frattempo il carabiniere che si è ammalato a causa della trasfusione di sangue infetto è morto.
Non vedrà mai il risarcimento di circa 400.000 euro, nè gli arretrati dell’indennizzo della legge 210 del 1992 perchè è morto nel 2016, un carabiniere di Latina che si è ammalato a causa di una trasfusione di sangue infetto, effettuata nel 1972 all’ospedale di Pieve di Cadore, in provincia di Belluno.
Il Ministero della Salute è stato condannato per non aver controllato il sangue somministrato dopo che l’uomo aveva contratto l’epatite C e per questo aveva intentato una causa per i danni. Nel frattempo una commissione medica ospedaliera ha accertato che la morte del carabiniere è stata causata dall’evoluzione in cirrosi dell’epatite C.
Il provvedimento è stato notificato agli eredi nella procedura per l’ottenimento di un primo indennizzo previsto dalla legge 210/1992 – emanata proprio per in favore dei soggetti danneggiati da trasfusioni. La vicenda del militare rientra nel periodo dello scandalo, quando non c’erano i controlli di oggi sia per l’uso di plasma umano sia per quello di emoderivati, mentre attualmente il Centro nazionale ribadisce che da dieci anni non si verificano infezioni post-trasfusionali.