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Oggi ha l’Hcv. Trent’anni fa venne ricoverato e ricevette sangue.

Trasfusione sospetta, 70enne vuole chiarezza. Le analisi poi la scoperta del virus.

Si torna a parlare di epatite C e tornano i sospetti su alcune trasfusioni di sangue infetto. Ad avanzarli per far luce sulla vicenda eÌ€ un un uomo di Cisterna di Latina che ha recentemente scoperto di essere affetto dall’Hcv e da una forte patologia che lo sta portando alla cirrosi. L’uomo dopo una analisi del sangue, da cui risultavano le transaminasi elevate viene avviato dal proprio medico ad effettuare test epatici per fare il quadro sul funzionamento del proprio fegato. Dopo una seconda prova di conferma gli viene comunicato di essere positivo all’epatite C e dai successivi esami del fegato (fibroscan), la patologia eÌ€ risultata in stato avanzato.

A quel punto il 70enne, ripresosi dallo choc e dall’incredulitaÌ€ ha cercato di scoprire in che modo fosse stato infettato dal virus. Ha ripercorso la propria vita con la memoria e, alla fine, si eÌ€ ritrovato a pensare ad eventuali comportamenti a rischio che non ha certamente posto in essere durante gli anni passati. Si eÌ€ trovato a dover ammettere di aver condotto una vita sobria, esente da rischi di contagio: non si eÌ€ mai drogato, non eÌ€ omosessuale, non ha piercing. Insomma non ha mai condotto una vita dissoluta che lo avrebbe potuto mettere a rischio. E allora? L’unica circostanza che ricorda non senza difficoltaÌ€ e che potrebbe averlo esposto a qualche contagio, eÌ€ un episodio di 30 anni fa. C’eÌ€ arrivato dopo qualche mese apprendendo da alcune notizie diffuse dai media e dalla cronaca giudiziaria su alcuni casi di sangue infetto nella provincia di Latina (oltre che in tutta Italia) e su trasfusioni sospette: 30 anni fa venne ricoverato presso l’ospedale di Cori per un intervento chirurgico. A quel punto la mente eÌ€ tornata a quella degenza e alle trasfusioni di sangue che ricevette durante il ricovero. Alla mente gli sono tornati quei giorni di convulsioni e febbre.

Le analisi poi la scoperta del virus. A quel punto non riuscendo a scacciare quel pensiero ha deciso di rivolgersi a uno studio legale specializzato in responsabilitaÌ€ medica e danni da sangue infetto (in questi casi l’assistenza per le
pratiche di risarcimento eÌ€ garantita gratuitamente anche da un apposito ufficio della Asl), perché agisca in sua vece e cerchi di capire se i suoi sospetti abbia- no un che di veritaÌ€. La prima mossa dei legali eÌ€ stata quella di richiedere la cartella clinica con l’indicazione del sangue usato per le sue trasfusioni. Con quei documenti gli avvocati (Mattarelli-Mezzini) hanno quindi chiesto, e ottenuto che una Commissione medica valuti l’eventuale nesso tra sacca e contagio, e che un giudice si esprima sulla richiesta di un eventuale risarcimento, unica cosa che si puoÌ€ ottenere per le vittime di trasfusioni del genere.

 

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