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Latina Quotidiano: Sangue infetto, 700mila euro per un uomo di Cisterna

Un risarcimento di 700mila euro.

A beneficiarne, però, saranno gli eredi.

Perchè l’uomo, di Cisterna, che ha intrapreso questa battaglia legale, è morto nel 2018 a causa delle conseguenze legate ad una trasfusione di sangue infetto.

Nel 1983, quando aveva 44 anni, gli vennero somministrati una decina di flaconi di sangue infetto presso San Camillo di Roma.

Solo nel 2013 l’uomo aveva appreso di essere stato contagiato dal virus dell’epatite C.

“Nel 2015 aveva iniziato  una causa contro il Ministero della salute per il mancato controllo delle trasfusioni effettuate dal San Camillo. Nel frattempo però ““ spiega il legale dell’uomo ed esperto della materia, Renato Mattarelli ““  l’epatite C rimasta silente ed sintomatica per decenni, si è trasformata prima in cirrosi epatica e poi in tumore al fegato ha ucciso l’uomo arrivato a 79 anni nonostante non avesse più il fegato, danneggiato irreparabilmente dal virus che, per almeno 30 anni, ha continuato indisturbato a distruggere la salute del paziente pontino”.

A questo primo risarcimento di 700mila euro di oggi per i danni patiti in vita dall’uomo seguirà una nuova causa da parte dei familiari.

“La morte per trasfusioni di sangue infetto dell’uomo di Cisterna è solo l’ennesima che ha origini lontanissime che vanno dalla metà degli anni ’60 alla metà degli anni ’90 quando il sangue per uso trasfusionale non era controllato e ““ conclude Mattarelli ““ in molti casi comprato da paesi esteri dove notoriamente circolavano fra i donatori virus letali come l’Hiv, l’Hbv e l’Hcv che ha ucciso l’uomo di Cisterna”.

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