TRASFUSIONI KILLER: RISARCIMENTO MILIONARIO.
Il Messaggero, 29 gennaio 2015 – Quella di una donna di settant’anni di Latina è l’ennesima storia di malasanità che ha portato a condannare il Ministero della Salute per gravi inosservanze ma purtroppo è anche l’ennesimo caso che ha portato alla morte una donna che solo dopo anni ha scoperto di aver contratto l’epatite per una trasfusione.
E’ di ieri la sentenza del giudice Federico Salvati, del tribunale di Roma, che ha stabilito un maxi risarcimento per i tre figli della vittima, di un milione e 300mila euro. Un esito a cui si è arrivati dopo una causa, seguita dall’avvocato Renato Mattarelli al quale la donna si era rivolta poco prima di morire. Nel 2005 scopre di aver contratto l’epatite C e inizia un inutile percorso di cura, la malattia è in uno stato troppo avanzato e dopo tre anni si spegne in un letto dell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina. Durante quel periodo, però, ai medici aveva fornito tutta la documentazione necessaria a fare chiarezza sui passaggi precedenti, per cercare di comprendere se potessero esserci tracce indirette della patologia. Tra le tante cartelle cliniche che aveva portato all’attenzione dei sanitari, anche quella dell’ospedale civile di Velletri dove era stata ricoverata nel 1974 per il parto del suo primo figlio e da dove risultavano trasfusione di sangue.
Nel frattempo il legale della donna, che percepiva una pensione sociale, aveva avviato un ricorso per l’indennizzo mensile e la citazione in giudizio del Ministero della Salute per il risarcimento integrale dei danni. In quella fase, purtroppo, era deceduta.
Nel 2012, quindi, l’avvio, da parte dei figli della causa che ieri ha portato alla condanna del Ministero per non aver controllato e vigilato sulla raccolta e somministrazione del sangue infetto trasfuso. <<Si tratta dell’ennesima affermazione di responsabilità dello Stato che non solo non ha curato beni propri cittadini ma, come nel caso di questa donna, si è reso addirittura responsabile della morte di migliaia di persone contagiate da sangue infetto e di centinaia di migliaia di altri cittadini ancora in vita che convivono quotidianamente con infezioni>>, ha spiegato l’avvocato Mattarelli.