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Sangue infetto, risarcimenti bloccati. Sentenze di condanna e malati in attesa.

Il Ministero della Salute temporeggia. Sangue infetto, risarcimenti bloccati. Sentenze di condanna e malati in attesa. Un anno per gli indennizzi, fino a 5 per ricevere i soldi dal ministero della Salute.

SONO in 500 e in attesa di indennizzo, e queste sono solo le domande pervenute alla Asl di Latina da parte di pazienti trasfusionali infetti. Sono almeno duecento le cause in piedi solo in provincia intentate contro il ministero della Salute presso il Tribunale di Roma: tra passaggi burocratici, lunghe pause perché le sentenze di condanna passino in giudicato, senza contare quando il ministero ricorre in appello, ecco che un paziente potrebbe aspettare fino a cinque anni per vedersi liquidare il risarcimento danni, vale a dire somme spettanti per una trasfusione di sangue infetto che gli ha stravolto la vita. (Solo per fare un esempio: negli ultimi dieci anni sono stati circa 1800 i contatti telefonici di pazienti che si sono rivolti allo studio Mattarelli per chiedere informazioni). Venti di questi pazienti in attesa di essere risarciti sono deceduti nel frattempo, il danno verrà riconosciuto ai familiari.

In termini di cifre si parla di compensi che vanno da 100 mila euro per i casi meno gravi fino ad un milione nelle situazioni più complesse (ad esempio per intercorso decesso) e un riconoscimento dai 170 mila fino a 320 mila per gli eredi. Gli indennizzi sono sicuramente più veloci: in un anno la pratica può concludersi perché è un procedimento più snello e con meno intoppi.

Nella maggior parte dei casi, invece, il ministero della Salute tende ad impugnare le sentenze di condanna, con contestuale richiesta di risarcimento, e cosiÌ€ per strategia processuale un paziente vedraÌ€ liquidarsi l’importo nel giro di tre anni dalla sentenza, deve aspettarne fino a cinque se nel frattempo sono state appellate e quindi devono «passare» tutti e tre i gradi di giudizio.

Proprio di recente, sulla scia di una legge speciale che rientra in una manovra economica del Governo, si eÌ€ stabilito che le cause intentate a partire dal 2007 da parte dei pazienti che hanno contratto patologie diverse dopo essere stati sottoposti a trasfusioni con sangue infetto, potevano essere oggetto di una transazione diretta con lo stesso ministero della Salute: 6500 quelle in Italia, cinque sono quelle che riguardano la provincia di Latina. Si tratta di malati che, per esigenze patologiche e in presenza di condizioni piuttosto critiche ( anche nei casi di pazienti dializzati e che necessitano di continuo cambio di sangue), erano stati sottoposti a trasfusione in un periodo che va dagli anni ’70 ai “˜90. E’ in questa fascia temporale si concentrano gli errori. Dal “˜90 in poi si eÌ€ passati alla disciplina del «piano sangue» proprio per garantire dei controlli sui donatori. Per molti pazienti, purtroppo, oramai era troppo tardi e oggi si ritrovano a combattere malattie gravi.

 

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