Il caso di un paziente deceduto nel 2008 al quale avevano diagnosticato la bronchite. Soccorso «sbagliato», morto dopo due ore.
La denuncia dei familiari, poi la causa contro l’Ares. L’equipaggio non aveva provveduto al ricovero, disposta una perizia sul nesso di casualità . Ieri mattina la deposizione della compagna e del figlio della vittima. Il secondo intervento era stato eseguito dalla Croce Rossa. Era morto in casa nonostante avesse chiamato l’ambulanza. Nessun ricovero disposto e poi il decesso due ore dopo la chiamata alla sala operativa dell’Ares.
E cosiÌ€ i familiari di Orlando Banin, 74enne deceduto nel 2008, avevano intentato causa contro l’Ares 118 citandola in giudizio. Ieri mattina nelle aule del Tribunale di Latina, sezione civile, davanti al giudice Miele, sono stati ascoltati la convivente e il figlio della vittima, assistiti dall’avvocato Renato Mattarelli, che hanno ripercorso quei tragici momenti quando, il 3 febbraio del 2008, avevano allertato il 118 per chiedere soccorso. Precisamente alle 19,27 un equipaggio dell’A res si era presentato in via Epicuro in codice giallo: l’uomo che avvertiva un malore, in realtaÌ€, era stato giaÌ€ in passato in pericolo di vita a causa della trombosi.
Insomma un quadro clinico piuttosto compromesso, per il legale rappresentante della famiglia della vittima, e che avrebbe richiesto una particolare attenzione: proprio percheÌ in quel contesto sarebbe stato necessario il ricovero immediato. E invece come hanno spiegato anche i testi che ieri sono stati ascoltati in aula nonostante l’apprensione dei parenti, non si era provveduto al ricovero del paziente.
Una volta terminata la visita, la squadra aveva chiuso con un codice verde ed una diagnosi di bronchite, facendo sottoscrivere un modulo in cui si accertava che il pensionato, nonostante la gravità delle sue condizioni di salute, rifiutava il ricovero.
Un passaggio controverso contestato dall’avvocato dei familiari: inverosimile ipotizzare che il paziente possa aver rifiutato il trasferimento consapevole di essere in pericolo di vita. E cosiÌ€, dopo la prima
visita, l’uomo aveva continuato a sentirsi male, le sue condizioni erano peggiorate e i familiari avevano deciso di chiamare nuovamente il 118 che, questa volta, aveva inviato un’ambulanza della Croce Rossa. Troppo tardi, a quel punto, non aveva potuto far altro che constatarne il decesso.
Dal canto suo i legali rappresentati dell’Ares, nella fase dibattimentale, hanno scaricato la responsabilitaÌ€ sulla Croce Rossa che aveva eseguito il secondo ed ultimo intervento. E adesso sembra essere diventato un braccio di ferro. Il paziente era deceduto alle 21,25, dopo due ore dalla chiamata al 118. Ad ottobre verranno ascoltati come teste i direttori dell’ Ares e della Croce Rossa.
Nel frattempo eÌ€ stata richiesta una perizia medico legale sul nesso di causalitaÌ€ tra omesso ricovero e morte del 74enne. I membri dell’equipaggio del 118 verranno invece chiamati a testimoniare per stabilire se, in quella circostanza, sia stato comunicato o meno al paziente che fosse in pericolo di vita.
Latina Oggi