Latina Oggi Notizie – Maxirisarcimento per T.C., di Pontinia, che nel 2006 ha ricevuto una trasfusione di sangue infetto presso l’ospedale Santa Maria Goretti di Latina e si è rivolta all’avvocato Renato Mattarelli.
Ieri in tribunale è emerso che la donna ha contratto l’epatite C da un’altra donna che nel 1984 aveva donato il sangue e lo ha continuato a fare per i successivi 16 anni, fino al 2000. Questo il dato più sconcertante di tutto il processo, come rileva l’avvocato Mattarelli: «E’ chiaro che l’esito della causa è segnato dal successo di un maxi risarcimento ma resta il problema delle persone che hanno continuato a ricevere il sangue infetto. Infattila donatrice non può non aver infettato tutti gli altri a cui fino al 2000 ha donato il sangue. La domanda è: come è possibile che dopo il 1984 nessuno ha mai sospeso la donatrice con l’epatite visto che già da allora era possibile rilevare nel suo sangue segni e valori epatici oltre la norma? Il rischio, anzi la certezza (visto che una donazione infetta da HCV ““ epatite C ha probabilità di contagio pari al 100%), è che per almeno 16 anni le donazioni della donatrice abbiano infettato decine di persone. Molte delle quali ancora non lo sanno, visto che l’epatite C è una malattia silente e cioè si può manifestare anche a distanza di decenni».
Sangue infetto, ha l’epatite C ma dona per ben 16 anni – Latina 24 ore
Nel 1984 si sottopone a due trasfusioni di sangue presso l’ospedale “Santa Maria Goretti” di Latina; nel 2006 scopre di aver contratto l’epatite C. Ora si viene a sapere che una delle sue donatrici non solo era infetta, ma anche che anche per i 16 anni successivi, dal 1984 al 2000, ha continuato a donare il sangue.
Vittima della vicenda di malasanità è una 50enne di Pontinia. Dopo aver scoperto di essere affetta da epatite C la donna si è rivolta all’avvocato Renato Mattarelli per verificare la possibilità di un risarcimento da sangue infetto. Fin qui nulla di nuovo, direte, visto che i casi di sangue infetto in provincia di Latina sono numerosissimi. Il colpo di scena arriva però nei giorni scorsi, durante il dibattimento al Tribunale di Roma, dalla relazione del consulente medico nominato; documento che non solo conferma la certezza del nesso di causalità tra le trasfusioni del 1984 e la gravissima infezione epatica, ma che dimostra che una delle due donatrici era infetta.
“Dalla relazione dell’Asl di Latina ““ spiega in una nota l’avvocato Mattarelli, che da due anni si occupa del caso ““ si evince che una delle donatrici della donna di Pontinia non solo era infetta ma anche che anche per i 16 anni successivi ha continuato a donare il sangue fino a quando è stata, si legge testulamente, “˜definitivamente sospesa dalla donazione’. E’ chiaro che l’esito della causa è segnato dal successo di un maxi risarcimento, ma resta il problema delle persone che hanno continuato a ricevere il sangue infetto. La domanda è: come è possibile che dopo il 1984 nessuno ha mai sospeso la donatrice con l’HCV visto che già da allora era possibile rilevare nel suo sangue segni e valori epatici oltre la norma? Il rischio, anzi la certezza (visto che una donazione infetta da HCV ““ epatite C ha probabilità di contagio pari al 100%), è che per almeno 16 anni le donazioni della donatrice abbiano infettato decine di persone. Molte delle quali ancora non lo sanno, visto che l’epatite C è una malattia silente e cioè si può manifestare anche a distanza di decenni”.
Il caso. Trasfusioni, sangue infetto al Goretti – Latina Oggi
Una paziente nel 1984 aveva contratto l’epatite. Sangue infetto al Goretti. Il consulente accerta il nesso di casualitaÌ€ a seguito della trasfusione. Uno dei donatori era stato sospeso dagli elenchi percheÌ affetto da Hcv.
ADESSO ha 50 anni, ma ventinove anni fa era stata sottoposta a due trasfusioni di sangue, un intervento acuto ritenuto necessario ed eseguito presso l’ospedale «Santa Maria Goretti».
Poi T.C., originaria di Pontinia, nel 2006 aveva scoperto di aver contratto l’epatite e si era rivolta ad uno studio legale per far valere le sue ragioni, avanzare la richiesta di un risarcimento per quanto accaduto. PercheÌ da quel momento in poi la sua vita era stata stravolta con una conseguente depressione dovuta ad una cura indispensabile per far fronte alla patologia.
Si eÌ€ tenuta ieri mattina l’udienza davanti al giudice del Tribunale civile di Roma, nel corso del dibattimento eÌ€ stata messa agli atti la relazione del medico incaricato di far luce su quanto accaduto presso il Centro trasfusionale del capoluogo. E cosiÌ€ eÌ€ emerso a chiare lettere il nesso di causa effetto tra la trasfusione e la malattia. E non solo. La consulenza di professore universitario della Sapienza ha anche aggiunto un particolare importante e al tempo stesso inquietante.
Per risalire ai donatori delle sacche di sangue il perito ha fatto espressa richiesta alla Asl pontina che, al tempo stesso, ha ammesso in una relazione come uno dei due donatori fosse stato proprio sospeso dagli elenchi per- cheÌ, a seguito di alcune verifiche, era stato accertato che fosse affetto da Hcv. Questo era accaduto negli anni “˜90. In sostanza dopo ben sei anni di donazioni, il centro trasfusionale aveva provveduto ad un controllo delle sacche. Per risalire ai donatori delle sacche di sangue il perito ha fatto espressa richiesta alla Asl pontina che, al tempo stesso, ha ammesso in una relazione come uno dei due donatori fosse stato proprio sospeso dagli elenchi percheÌ, a seguito di alcune verifiche, era stato accertato che fosse affetto da Hcv.
Questo era accaduto negli anni “˜90. In sostanza dopo ben sei anni di donazioni, il Centro trasfusionale aveva provveduto ad un controllo delle sacche. Per ben sei anni, peroÌ€, il suo sangue «infetto» era stato tranquillamente utilizzato per trasfusioni.
Proprio come nel caso della paziente di Pontinia, assistita dall’avvocato Renato Mattarelli, che che ha chiamato in causa il ministero della SanitaÌ€ e l’ospedale «Santa Maria Goretti». Dieci anni fa anche il Centro trasfusionale pontino era stato travolto dallo scandalo del sangue infetto che aveva coinvolto le varie strutture sanitarie di tutta Italia. E da allora, proprio a causa dei mancati controlli delle sacche di sangue e dell’assenza di certificazioni, continuano a venir fuori migliaia e migliaia di casi relativi a pazienti che hanno contratto malattie acute ed infettive anche con epiloghi purtroppo mortali.
Sangue infetto. Donna con l’epatite continua a donare per 16 anni – Radio Luna
Nel 1984 ha ricevuto una trasfusione di sangue infetto presso l’ospedale «Santa Maria Goretti» di Latina.
Una donna T.C., residente in Pontinia, nel 2006 ha contratto l’epatite C e si è rivolta all’avvocato Renato Mattarelli per verificare la possibilità di un risarcimento da sangue infetto. Durante il dibattimento di ieri in Tribunale e Roma, però, è emerso che una delle donatrici della donna di Pontinia, non solo era infetta ma anche che ha continuato a donare sangue per i successivi 16 anni, fino al 2000. “E’ chiaro ““ afferma l’avvocato ““ che l’esito della causa è segnato dal successo di un maxi risarcimento ma resta il problema delle persone che hanno continuato a ricevere il sangue infetto. Infatti la donatrice non può non aver infettato tutti gli altri a cui fino al 2000 ha donato il sangue. La domanda è: come è possibile che dopo il 1984 nessuno ha mai sospeso la donatrice con l’epatite visto che già da allora era possibile rilevare nel suo sangue segni e valori epatici oltre la norma? Il rischio, anzi la certezza (visto che una donazione infetta da HCV ““ epatite C ha probabilità di contagio pari al 100%), è che per almeno 16 anni le donazioni della donatrice abbiano infettato decine di persone. Molte delle quali ancora non lo sanno, visto che l’epatite C è una malattia silente e cioè si può manifestare anche a distanza di decenni.”
Per sedici anni aveva donato il sangue, pur essendo affetta da epatite C – Studio93
Ora, una donna di Pontinia di 50 anni, – sottoposta a due trasfusioni nel 1984, è venuta a sapere che la sua donatrice era proprio la donna affetta da epatite C. Per sedici anni aveva donato il sangue, pur essendo affetta da epatite C. Ora, una donna di Pontinia di 50 anni, – sottoposta a due trasfusioni nel 1984, secondo l’accusa, presso l’ospedale Goretti di Latina – è venuta a sapere che la sua donatrice era proprio la donna affetta da epatite C, che a sua volta le ha trasmesso la malattia.
La donna – in cura dal 2006 – attraverso il suo legale, l’avvocato Renato Mattarelli – chiede ora di essere risarcita per aver ricevuto il sangue infetto. “Dalla relazione dell’Asl di Latina – ha spiegato l’avvocato Mattarelli – si evince che una delle donatrici della donna di Pontinia non solo era infetta ma anche che per i 16 anni successivi ha continuato a donare il sangue fino a quando è stata definitivamente sospesa dalla donazione”. Tante altre persone, quindi, potrebbero aver contratto l’epatite C a seguito di trasfusioni.
Ha l’epatite C ma è una donatrice di sangue. Bloccata dalla Asl nel 2000 ha donato il sangue per 16 anni – Pervapolis
È stata una donatrice di sangue per le 16 anni nonostante fosse affetta da epatite C. Quando la Asl se n’è accorta ha immediatamente sospeso i prelievi alla donna che, però, nei 16 anni precedenti aveva fornito il suo sangue.
Chissà quante persone hanno subito la stessa sorte di una donna di Pontinia, la quale ora aspetta un risarcimento per via del nesso che c’è tra la sua malattia e le trasfusioni ricevute circa trent’anni fa, nel 1984. Una di queste trasfusioni è stata ricevuta proprio da questa donatrice, malata di epatite C. La donna era, infatti, stata sospesa come donatrice nell’anno 2000 dalla Asl, come scrive la stessa azienda in una nota, ma nei 16 anni precedenti il suo sangue è stato purtroppo utilizzato per le trasfusioni.