E’ riuscito a far valere le proprie ragioni e ad ottenere un primo risarcimento economico per aver contratto, in regime di ricovero ospedaliero, il virus dell’epatite C. La «causa» è stata rintracciata nella trasfusione di dieci sacche di sangue infetto, in due diversi ricoveri ravvicinati.
E’ stato notificato proprio lo scorso 28 gennaio l’accoglimento del ricorso in base alla legge 210/92, a firma dello studio legale Mattarelli-Mezzini del capoluogo di provincia, con il riconosciuto diritto ad un primo ristoro economico ad un uomo di Cori. Le trasfusioni di sangue infetto – raccontanto gli avvocati -, a causa delle quali l’individuo ha contratto l’epatite C, gli erano state somministrate presso l’ospedale «Santa Maria Salute degli Infermi», nella sua città .
Nosocomio incolpevole in un certo qual modo: la vicenda del sangue infetto nella provincia di Latina, come del resto in tutta Italia, ha radici antiche ed è sicuramente sottostimata. Potrebbe anche dirsi che le circa 500 pratiche attualmente gestite dall’Asl di Latina, che hanno ad oggetto proprio il riconoscimento di uno speciale indennizzo per trasfusione di sangue infetto, sono solo la punta dell’iceberg.
«Nel caso specifico ““ ha commentato l’avvocato Renato Mattarelli, il cui studio legale da anni si misura con la problematica del sangue infetto – ci si chiede se siano stati rintracciati i donatori di quelle decine di sacche, se siano stati avvertiti che a loro volta potevano aver contratto l’epatite o se abbiano continuato, o forse continuano oggi, a donare il loro sangue»
Al paziente di Cori, oggi indennizzato, è andata comunque bene: dopo i test, il medico curante lo ha avvisato di verificare se nel passato ha avuto trasfusioni di sangue. Ne ha scoperte dieci».
Latina Oggi