Pieve di Cadore, 17 ottobre 2017
Non vedrà mai il risarcimento di circa 400.000 euro, nè gli arretrati dell’indennizzo della legge 210 del 1992 perchè è morto nel 2016. E’ la triste storia, una delle tante, di sangue infetto. La vittima è un carabiniere di Latina che nel 1972 era stato ricoverato presso l’ospedale di Pieve di Cadore, in provincia di Belluno.
Non vedrà mai il risarcimento di circa 400.000 euro, nè gli arretrati dell’indennizzo della legge 210 del 1992 perchè è morto nel 2016. E’ la triste storia, una delle tante, di sangue infetto. La vittima è un carabiniere di Latina che nel 1972 era stato ricoverato presso l’ospedale di Pieve di Cadore, in provincia di Belluno.
Il Ministero della Salute è stato condannato per non aver controllato il sangue somministrato dopo che l’uomo aveva contratto l’epatite C e per questo aveva intentato una causa per i danni. Nel frattempo una commissione medica ospedaliera ha accertato che la morte del carabiniere è stata causata dall’evoluzione in cirrosi dell’epatite C.
Il provvedimento è stato notificato oggi all’avvocato Renato Mattarelli – che assiste gli eredi nella procedura per l’ottenimento di un primo indennizzo previsto dalla legge 210/1992 – emanata proprio per in favore dei soggetti danneggiati da trasfusioni di sangue infetto.
«Sulla base di questo giudizio di relazione causale fra trasfusioni, contagio epatico, cirrosi e decesso inizieremo a breve una nuova causa – dice l’avvocato – per far ottenere agli eredi un nuovo risarcimento per i danni che hanno patito in proprio per la morte del loro congiunto che a tutti gli effetti è un omicidio colposo».
La vicenda del militare rientra nel periodo dello scandalo del sangue infetto, quando non c’erano i controlli di oggi sia per l’uso di plasma umano sia per quello di emoderivati, mentre attualmente il Centro nazionale sangue ribadisce che da dieci anni non si verificano infezioni post-trasfusionali.