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Epatite dopo la trasfusione di sangue, maxi risarcimento per un malato di Formia

Il ministero della Salute dovrà risarcire con 122.740 euro, oltre che con un indennizzo mensile di circa 740 euro, un 53enne di Formia per trasfusioni di sangue infetto somministrate al paziente dall’ospedale “Dono Svizzero” di Formia nel giugno 1975.

L’ha stabilito la seconda sezione civile del Tribunale di Roma, presieduta dal giudice monocratico Eugenio Curatola, con una sentenza emessa ieri. Nel 1998, a 40 anni, il protagonista di questa vicenda di malasanità  scoprì, in seguito a controlli di routine del sangue, di avere l’epatite C.

Da quel momento iniziò per lui un autentico calvario, che lo ha portato in uno stato di profonda depressione. La clamorosa vicenda è finita nelle aule giudiziarie e, dopo tre anni e mezzo di cause, è arrivata finalmente la sentenza, con un maxi-risarcimento.

Nell’udienza di ieri è stata ricostruita l’intera vicenda, da quando nel periodo fra il 3 e il 26 giugno 1975 il paziente venne sottoposto a emotrasfusioni presso l’ospedale formiano, dove, durante un successivo ricovero del 16 novembre 1988, gli venne praticato un esame bioptico epatico dal cui esito venne riscontrata un’epatite cronica irreversibile.

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