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Terracina-Roma, 14 luglio 2017.

Dal “Fiorini” a Roma morte sospetta a 34 anni.

La messa in suffragio è stata celebrata ieri, a un anno dal suo decesso. Contestualmente è partita la “Istanza di mediazione per la conciliazione” perchè sulla morte dell’uomo – che aveva appena 34 anni – c’è più di qualche dubbio da parte dei familiari. Certo, Andrea – il nome è di fantasia – aveva problemi di tossicodipendenza, ma questo era noto ai sanitari del “Fiorini” di Terracina che lo conoscevano bene, ma anche quelli del “San Camillo” di Roma dov’è morto sapevano dell’uso di stupefacenti. Cosa che non c’entra, però, con la mancata diagnosi contestata oggi dai familiari di «una endocardite infettiva acuta di facile compilazione» – come rileva nella sua istanza l’avvocato Renato Mattarelli che assiste i congiunti. L’uomo è andato in pronto soccorso il 2 luglio dello scorso anno, a Terracina, e dopo mille peripezie è morto il 12 al “San Camillo”, al quale si contesta il «mancato trattamento chirurgico della patologia». Secondo la ricostruzione medico-legale il quadro era chiaro, anzi «reso ancora più percepibile dallo stato di tossicodipendenza del paziente». Andrea ha passato, invece, 11 giorni tra il “Fiorini” di Terracina, una consulenza al “Goretti” di Latina, il rientro nell’ospedale di provenienza e quindi il “San Camillo”. La prima diagnosi? «Trauma distorsivo», legato al forte dolore al- la caviglia, tanto da mandarlo a casa e chiedere una visita ortopedica per il pomeriggio. Lì la prescrizione di un ecocolor-doppler per sospetta flebite e la terapia. Ma sia il dolore sia il decorso della malattia peggioravano, con febbre alta e petecchie. Da qui il ricovero in Medicina e la terapia, inutile perchè «Gli esami ematochimici rivelano un costante innalzamento degli indici infiammatori ed infettivi». Eletrocardiogramma e Tac rivelavano problemi cardiaci ma se- condo il legale era chiaro prima che «era affetto da una endocardite facilmente diagnosticabile, i sanitari parlavano di “…trauma distorsivo…” ma il paziente non aveva mai rife- rito di un’avvenuta contusione, ma di una forte algia alla gamba e al piede, accompagnata da “…un’edema diffuso con sospetta flebite…”, sintomatologia questa correlata ad una problematica cardiovascolare anziché traumatica». Ora c’è la richiesta di avere almeno un riconoscimento del danno, si vedrà se Asl di Latina e San Camillo decideranno di aderire alla mediazione o se partirà una causa vera e propria.

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