Epatite C contratta in ospedale, Ministero condannato. Quattro persone della provincia di Latina si erano già viste attribuire l’indennizzo.
AVEVANO fatto causa al Ministerodella Salute per vedersi riconoscere il risarcimento il virus dell’epatite C in seguito ad emotrasfusione: quattro persone della provincia di Latina, due uomini e due donne, si sono visti riconoscere dal Tribunale di Roma il diritto ad essere risarciti con una somma che complessivamente supera il milione 300mila euro. La storia è comune a centinaia di persone che negli ultimi anni, dopo aver scoperto di aver contratto il virus Hcv avevano ritenuto che il contatto col virus fosse da ricollegare a delle trasfusioni di sangue cui erano stati sottoposti durante periodi di ricovero presso strutture ospedaliere del Lazio negli anni compresi tra il 1974 e il 1983.
Ciascuno per proprio conto avevano quindi deciso di proporre, attraverso l’apposito Ufficio della Asl di Latina oppure avvalendosi delle prestazioni di un legale, di chiedere l’indennizzo previsto per questo genere di casi.
Dopo essere stati sottoposti a visita medica presso la Commissione Medica Ospedaliera di Roma nell’anno 2009, i quattro sfortunati cittadini si erano visti riconoscere il diritto al percepimento dell’indennizzo dopo che la Commissione aveva ravvisato il nesso di causalità tra le trasfusioni subite e le emopatie insorte.
Una volta ottenuto l’indennizzo, come è prassi, gli utenti della sanità pubblica incorsi nell’infezione a causa di emotrasfusione hanno la possibilità di rivalersi sul Ministero della Salute per chiedere il risarcimento del danno, che è altro dall’indennizzo. I quattro si sono dunque rivolti all’avvocato Renato Mattarelli e tutti insieme hanno percorso la strada legale contro il Ministero. Nella prima causa svoltasi nel 2010, il Tribunale di Roma aveva separato le posizioni di ciascuno, essendo diversi i tempi e i luoghi in cui avevano contratto le infezioni, benché identiche le modalità .
Nei giorni scorsi sono arrivate le sentenze su ciascuno dei quattro procedimenti avviati dallo studio legale pontino: le somme riconosciute a ciascuno sono state rispettivamente di 527 mila 317 euro; 492 mila 482 euro; 210 mila 603 euro e 118 mila 351 euro. La differenza di «trattamento» è dovuta alla gravità della patologia e agli effetti psico fisici prodotti dalla stessa, oltre che da una serie aggiuntiva di fattori che vanno dall’età in cui l’infezione è stata contratta, dalla qualità della vita e dalle aspettative di vita del singolo. Dagli importi dei risarcimenti, la legge impone che vengano detratte le somme complessive già percepite sotto forma di indennizzo. Complessivamente dunque l’ammontare dei quattro indennizzi è stato di 1 milione 348 mila 753 euro.