Sangue infetto, per la morte di un 30enne risarcimento di 1 mln 800mila euro
Una famiglia dei monti Lepini ha ottenuto in questi giorni un risarcimento milionarioper la morte di un ragazzo di appena 30 anni a causa di sangue infetto. A pagare è stato il ministero della Salute che ha dovuto rispondere dei mancati controlli su alcune trasfusioni del Goretti di Latina e di altri ospedali romani fra il 1979-1985. Poco meno di 1 milione e 800mila euro.
La Corte d’Appello di Roma aveva accertato nel 1985 che il trentenne pontino era morto per una cirrosi epatica conseguente ad un’epatite C da trasfusioni di sangue infetto somministrate fra il 1979 e il 1985 presso l’ospedale Santa Maria Goretti di Latina ed alcuni ospedali romani.
Il risarcimento milionario è però arrivato dopo anni di dure battaglie legali che l’avvocato Renato Mattarelli che ha seguito il caso ha dovuto affrontare, prima, non convincendo il tribunale di Roma e, poi, facendo breccia sui giudici della Corte di Appello di Roma.
Nonostante fossero passati decenni dalle trasfusioni e dalla morte del giovane uomo del 1985, infatti, il diritto al risarcimento non si era prescritto poiché solo negli anni ’90 si iniziò a parlare diffusamente del cosiddetto “scandalo del sangue infetto” e della mancanza di controlli dal parte del ministero della Sanità sulle donazioni che all’epoca potevano essere fatte anche dietro pagamento. Conseguentemente i familiari avevano potuto prendere cognizione della possibilità che il loro familiare poteva essere morto proprio a causa di quel sangue infetto che invece avrebbe dovuto salvargli la vita.