È morta in Canada, dov’era andata a cercare fortuna, ora i parenti avranno un risarcimento di quasi due milioni di euro. Motivo? La donna, quando era partita, non sapeva che una trasfusione all’inizio degli anni “˜80 – avuta in un ospedale del Molise – l’aveva infettata. Solo nel 2007, infatti, scoprì che il virus dell’epatite C le aveva “mangiato” il fegato, creando una cirrosi epatica e un tumore che l’anno successivo ne ha causato la morte. La signora aveva 73 anni, buona parte dei quali vissuti a Montreal. Dopo il decesso della mamma uno dei sei figli, tornato in Italia e residente a Latina, ha deciso di andare fino in fondo.
Si è rivolto allo studio legale di Renato Mattarelli – specializzato in questo genere di casi – e ha ricostruito i vari passaggi. La trasfusione nel 1981 durante un intervento chirurgico, il virus dell’epatite che è un killer silente e resta anche per 30 anni nell’organismo prima di infettarlo. Così nel 2014 è stata avviata la causa contro il Ministero della Salute per omessa vigilanza, terminata con la sentenza del Tribunale di Roma notificata ieri al legale della famiglia italo-canadese
«La sentenza – spiega l’avvocato – ha degli aspetti di novità poiché esporta all’estero il dramma dello Scandalo del sangue infetto italiano».