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Intervista – Tribunale roma: danno biologico, applicare tabelle capitoline

Il tribunale di Roma, XIII sezione civile, non è d’accordo ad applicare le tabelle millesimali di Milano, come riferimento per la liquidazione del danno biologico, così come stabilito dalla Corte di cassazione. Abbiamo chiesto di commentare la notizia all’avvocato Renato Mattarelli, esperto in diritto civile e danno biologico.

Quale ragione ha spinto la Cassazione ad emettere questo provvedimento?
“La sentenza della Cassazione del giugno 2011 ha messo fine a una sorta di fai da te degli uffici giudiziati italiani. Questa anarchia aveva prodotto diverse sperequazioni nella liquidazione del danno alla persona. Per fare un esempio, un’invalidità permanente psico-fisica accertata in un tribunale di Milano, rispetto ad uno di Roma, poteva dare per la stessa persona, con gli stessi anni e con lo stesso tipo di danno, differenze economiche anche di decine di migliaia di euro. La Cassazione ha stabilito che il giudice, nella liquidazione del danno – quando mancano criteri individuati dalla legge – prima di tutto deve garantire l’equità del risarcimento in considerazione delle circostanza del caso in concreto (ma ogni caso è diverso dall’altro e necessita di una personizzazione) e secondo l’uniformità di giudizio a fronte di casi analoghi. Quindi, la Cassazione afferma che è intollerabile ed iniquo, che danni identici possano essere liquidati in misura diversa, solo perchè le relative controversie sono decise da diversi uffici giudiziari.

Quindi come commenta questa sentenza del tribunale di Roma?
“Questa sentenza non è un caso isolato. Già il tribunale capitolino si era pronunciato un mese prima con la seconda sezione, ma con una variante che ritengo rilevante: in questa sentenza della seconda sezione, il giudice ha precisato che in seguito ad una riunione svolta presso il tribunale, i magistrati hanno deciso di continuare ad applicare le tabelle di Roma anziché quelle di Milano. Insomma quello del tribunale di Roma non è (mi passi il termine) un caso di disubbidienza isolato, ma un vero e proprio ammutinamento alla Cassazione, la quale ha imposto l’unitarietà delle tabelle di Milano su tutto il territorio nazionale.
Comunque le motivazioni del tribunale di Roma non convincono e la scelta di continuare con le tabelle locali, non solo si pone in netta contrapposizione con la Cassazione, ma contrasta con il più che maturo sentimento giuridico, economico e sociale, di dare uniformità di trattamento su tutto il territorio nazionale. Per questo le tabelle di Roma, benché eque e ben realizzate, non soltanto non sono le più diffuse, ma porranno inevitabili problemi per chiare impugnazioni in appello. Sopratutto non convince la sentenza capitolina che, dopo aver affermato l’adesione al principio della Cassazione, sostiene che le tabelle del tribunale di Roma, per l’elevato numero di cause di risarcimento ad esse sottoposte, riassumerebbero i principi dettati dalla Cassazione; cioè l’equità come regola del caso concreto e come parità di trattamento. Bene tutto questo non è propriamente vero perchè contraddice il messaggio di giustizia della Cassazione, cioè la necessità di uniformare il risarcimento del danno alla persona su tutto il territorio nazionale”.

 

Scritto da Francesco Maria Borrelli.

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